Cosa è successo?… “Oggi sulla terra c’è grande silenzio, perché il re dorme. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi… Così nell’ “Omelia sul grande sabato” di Epifanio di Salamina.
E’ il giorno del silenzio. Adesso come all’inizio, quando il silenzio aveva avvolto ogni cosa e la notte era a metà del suo rapido corso, il Verbo accetta ancora di discendere, questa volta nella profondità di un sepolcro.
Il sabato santo ci riconduce all’essenziale.
C’è silenzio nei cuori dei nemici di Gesù. Le sole parole che essi pronunciano, esprimono la voglia che il silenzio si imponga soprattutto al popolo. Sono rimasti con i loro pensieri.
C’è un silenzio che è testimonianza. E’ il silenzio di Gesù di fronte a Pilato: “Di dove sei?”, Gesù tace. E’ la risposta che il governatore non ottiene, perché il suo cuore è chiuso alla verità. In quel sabato, 8 aprile dell’anno 30, c’è silenzio in Pilato. E se avesse ragione sua moglie? E se il sangue di quell’innocente non dovesse dar tregua alla sua coscienza? Il governatore romano è ignaro di essere divenuto il primo potente che abbia dovuto confrontarsi con il Regno di cui parlava quell’ebreo.
Il silenzio disarmante del Crocifisso renderà inquieti tutti i potenti che si succederanno nella storia.
C’è il silenzio intorno al sepolcro…Quanto tempo restò sepolto nel sepolcro Gesù? Furono tre giorni non interi, dalla sera del venerdì fino all’alba del giorno dopo la festa del sabato ebraico, che oggi è la domenica di Pasqua, ma che per gli Ebrei era il primo giorno della settimana; in tutto restò nel sepolcro circa 40 ore. Gli apostoli e gli amici di Gesù sono disorientati e disperati. Dopo averlo seguito nei suoi itinerari in Galilea, assistito ai suoi prodigi, ascoltato i suoi insegnamenti, così pieni di speranza, l’hanno visto morire così tragicamente, senza che qualcosa o qualcuno, tanto meno Lui stesso, abbia bloccato questo ingiusto e assurdo evento. Tacciono anche i discepoli.
C’è il silenzio della Chiesa che non si astiene dalla preghiera, che è la sua opera nel tempo; non si astiene dalle parole, che dicono un riflesso del mistero, la Chiesa si astiene dalla liturgia, che è opera di Dio
La Chiesa tace per educarci a riconoscere Dio che viene. Nel giorno del sabato santo la Chiesa tace per ascoltare la voce del Suo Signore e per attingere dal Suo sacrificio la forza di non tacere.
Nella tradizione cristiana occidentale, il sabato santo è l’unico giorno senza celebrazione eucaristica, l’unico giorno restato ‘aliturgico’, senza celebrazioni particolari: tacciono le campane, non ci sono fiammelle accese nelle chiese spoglie, né canti…
Tace Maria. Il sabato santo, l’ora della Madre. Il silenzio che è parola. Il silenzio della Madre e del discepolo; il silenzio della fede e della speranza.
Maria, stava in piedi sotto quel legno di condanna, e guardando negli occhi, il Figlio, rinnova il suo amore, la sua fiducia. Maria guarda negli occhi il figlio che muore ma sicuramente non vede davvero la morte. Lei la ragazzina “sprovveduta” di Nazareth, che con un “sì” aveva accettato di diventare Madre di Dio, Madre del Salvatore, guarda negli occhi il figlio che muore, e non può vedere la morte, no, lei sa! Per lei la Resurrezione è già lì, ai piedi della Croce.
Il silenzio di Maria è il silenzio del creato e delle creature, della Chiesa che il sabato santo, tace ed attende. Il sabato si dice è di Maria, ed è di quell’attitudine femminile che sa che la morte non è la fine, non è l’ultima parola. Lo abbiamo inciso nel grembo, nei dolori del parto: la donna non si arrende alla parola fine, anche se la conosce e tante volte si scontra con questa realtà, la donna ha sempre un “sussulto di speranza” che la rimette in cammino.
Mi ha sempre affascinato il sabato santo… Il sabato che è il giorno assurdo in cui forse gli apostoli tornano impauriti nel cenacolo perché davvero non sanno cosa fare, come spiegarsi, cosa dirsi. Il giorno di un vuoto che stringe il cuore, lo stesso che si prova quando si perde chi si ama.
I Vangeli raccontano che alle prime luci dell’alba di Domenica, le pie donne e poi Giovanni e Pietro che correranno al sepolcro, sono coloro che vedranno per primi il Risorto. Le donne chiamate ad essere testimoni di Resurrezione; per il diritto semitico le donne non erano testimoni attendibili, la loro parola valeva zero. Ed ecco che il Cristo le chiama ad assistere a tale inaudito evento; questo basterebbe a dare certezza della sua Resurrezione (a parte la battuta che per farlo sapere a tutti Cristo appare alle donne).
Ma, notate Maria non c’è in quell’alba che cambierà la Storia. Rimane al sabato. Al suo silenzio. Maria di Nazareth, non è con loro che vanno al sepolcro. E non è perché la madre di Gesù è annientata dalla disperazione, sopraffatta dal dolore. Non perché stia riposando o perché impegnata altrove, Maria non va al sepolcro perché non ha bisogno di nessuna notizia di Resurrezione ed invita anche a noi a fare lo stesso perché si fida.
La Resurrezione era già lì per Lei ai piedi della Croce. E’ per noi, oggi.
Domani, domenica, è Pasqua, Cristo risorge, la pietra del sepolcro è stata ribaltata e la Morte è vinta. La nostra attesa è finita. Avremo abbastanza fede da credere questo ogni giorno, ogni momento come ci insegna Maria? Da quel mattino ogni giorno è il giorno della Resurrezione, ogni giorno la pietra che chiude il sepolcro della nostra vita viene ribaltata, possiamo davvero risorgere.
Sappiamo che nel Venerdì Santo l’ultima riflessione, l’ultimo momento della “Via Dolorosa”, è per Maria. Maria sotto la Croce si fida di Dio. Non è spenta la sua speranza di madre. Saremo fiduciosi come Maria? Saremo capaci di essere uomini e donne “pasquali”, in mezzo al sabato santo della Storia? Delle nostre storie?
Se la madre di Gesù non va al sepolcro, allora è perché ha la certezza che lì non vi troverà suo Figlio. Lui aveva detto che il terzo giorno sarebbe risuscitato, e Lei si è fidata, credendogli.
La Resurrezione è per chi dell’Amore si fida. La Resurrezione è per chi nell’Amore ci crede.
Luisa Loredana Vercillo