“Dio amante della vita. Dalla bioetica sul fine vita a Chiara Luce Badano”, uscito il primo libro di Don Mario Ciardullo

La diagnosi prenatale, la procreazione assistita, l’eugenetica, l’accanimento terapeutico, lo studio del genoma umano, l’ingegneria genetica, le bio-tecnologie… Sono temi oggetto di molti dibattiti e spesso si ha l’impressione (o l’illusione?) che questi producano risposte come “niente è impossibile” all’uomo! Ma se una cosa è possibile è anche sempre lecita?

L’uomo credente, nel suo stare davanti a Dio e a se stesso, con quale spirito dovrà affrontare le domande che salgono imperiosamente dalla vita?

Sono questi solo alcuni dei quesiti da cui parte don Mario Ciardullo nel suo primo saggio, “Dio amante della vita. Dalla bioetica sul fine vita a Chiara Luce Badano”, in uscita oggi, 30 novembre, in tutte le librerie, con prefazione di Mons. Giovanni Checchinato, Vescovo di Cosenza- Bisignano.

Don Mario Ciardullo, nato a Cosenza è attualmente parroco della parrocchia Santa Maria della Consolazione in Rende. Più noto come cantautore, ha infatti al suo attivo dodici brani musicali; dopo aver conseguito il baccellierato in Sacra Teologia si è licenziato in Teologia Morale con indirizzo Bioetico ed in seguito ha ottenuto l’abilitazione all’insegnamento della religione cattolica.

Nella prefazione del saggio filosofico-teologico di Bioetica, Mons. Checchinato sottolinea che va recuperato lo stupore di fronte al mistero della vita in genere e della vita dell’uomo in specie e che non ogni cosa infatti può essere spiegata, ogni enigma risolto, e citando A. Hescel ricorda che “la meraviglia non è nient’altro che l’effetto della novità sull’ignoranza. Cominceremo ad essere felici solo quando avremo capito che una vita senza meraviglia non merita di essere vissuta”.

“La vita è vita”, scrive l’autore nell’introduzione dell’opera e Dio con il suo immenso amore non poteva che esserne un amante: “Poiché tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato (…) Signore, amante della vita” recitano le Scritture. E’ allora importante comprendere “come porsi davanti a questa cosa meravigliosa e bella che è la vita, quali atteggiamenti assumere, da quali principi etici ci si deve lasciare guidare”. Emerge poi dalle pagine, uno dei temi tra i più dibattuti degli ultimi tempi, quello sul “fine vita”: se sia lecito e si ha il diritto di porre fine alla propria vita da sé stessi o tramite altri, per particolari situazioni esistenziali. Da qui la necessità dell’autore di condurre il lettore ad una seria riflessione etica che diventi poi di tutti: dell’uomo, sia esso scienziato, filosofo, teologo, o paziente ma anche della società.

Nelle bellissime pagine dedicate alla giovanissima beata, che lotta contro un tumore siamo dinanzi al pregnante ossimoro bioetico di Dio amante della vita e il soffrire di Chiara Luce Badano; in evidenza due storie, apparentemente in contrasto: quella di Dio, creatore della vita, e, perciò sempre amante della vita, e, quella di una ragazza che soffre ma che sa vivere nell’abbandonato (Gesù) il suo dolore a favore degli altri e dove Chiara Badano si ritrova paradossalmente nella biofilia di Dio.

A questo proposito Mons. Checchinato scrive che “davanti al mistero della vita nostra ed altrui siamo chiamati a responsabilità: il principio già citato e che trova le sue radici nella rivelazione ebraico cristiana ci invita a prenderci cura dell’uomo, di tutto l’uomo, di ogni uomo. E il mistero della sofferenza e della morte che accompagnano l’esperienza del nostro vivere è una presenza capace di mediarmi la verità stessa di Dio sull’uomo. Ne è testimonianza ancora una volta questa giovane che ha saputo leggere la propria malattia e la propria morte come una esperienza di incontro speciale con Dio e come risultante di una attenzione agli altri.”

Emerge dalle pagine finali del libro l’urgenza di ritornare al“Vangelo della vita”: la vita non è difesa, non è protetta, non è promossa, non è apprezzata, è diventata spesso uno “scarto”. La Chiesa deve contrastare la deriva “necrofila” che in seno alla società rischia di offendere il vero senso della vita. Il “Dio amante della vita” affida questa nelle mani di ognuno… Perché, come scriveva Chiara Luce Badano, “l’uomo potrebbe dare un significato ad ogni cosa uscendo dal suo egoismo e valorizzando ogni sua azione in favore degli altri”.

Luisa Loredana Vercillo

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